La coscienza è la vera medicina per tutti i mali – Norberto Keppe

Le malattie sono organiche, psichiche e principalmente spirituali. Metto in evidenza questa trilogia, che esiste in tutte le cose sia positive che negative, perché il lettore riesca ad arrivare ad una sanità possibile in una società parecchio insana, come possiamo osservare attualmente nel nostro mondo. E solamente la coscienza dei mali impedirà l’esistenza di qualsiasi malattia.
Posso spingermi ancora più avanti: quanto maggiore è il numero delle malattie che l’individuo vede in sé, più equilibrato sarà o, dicendolo in un altro modo, quanti più problemi osserva in se stesso, meno difficoltà avrà, e quanti meno problemi noterà in se stesso, più pieno ne sarà. Ciò che è dannoso finisce di esserlo nell’ammetterne l’esistenza.
Comunque i problemi costituiscono la parte più ristretta della vita organica, psicologica e sociale, ma diventano fonte di grande male per gli esseri umani, che saranno sempre più malati, se si rifiuteranno di percepirli. Per questa ragione (il rifiuto di percepire i problemi) qualsiasi fenomeno, per quanto insignificante sia, acquisisce dimensioni enormi che mai avrebbe potuto raggiungere data la sua ristretta attuazione.
Perché preoccuparsi di ciò che è ristretto, se la verità ha una dimensione infinita? Abbiamo mai visto un individuo che stia realizzando qualcosa d’importante concedere il suo tempo prezioso alle malattie?
L’essere umano ha una paura speciale verso il male che esiste nel mondo, e principalmente verso quello che lui provoca; per questo motivo lo incoscientizza e diventa tanto difficile curarlo. Come curare un problema che l’individuo s’intestardisce a non vedere? Ma per accettare una simile attitudine di vedere, l’uomo deve essere impegnato nell’azione buona, bella e vera, poiché per ammettere un’azione di tale grandezza, ha bisogno di essere impegnato in qualcosa di più grande.
• Sogno sempre di partire, e quando arrivo all’aeroporto l’aereo sta già decollando, causandomi grande afflizione. Disse R.A.

• – A che cosa associa questo fatto? Domandai.
• – Alienazione.
• – Quindi il sogno le mostra che lei vive nell’angoscia perché desidera vivere alienata.

La ripetizione di questo fatto nel sogno mostra la costanza del problema che la signora in questione associò al suo desiderio di permanere alienata, o meglio, di fuggire dalla percezione di qualsiasi realtà.

• – Non ho provato quasi nulla di fronte al disastro della Formula 1, quando morì Senna. Disse P.F.
• – A che cosa associa tale fatto?
• – Violenza e brutalità.
• – Quindi è segno che lei non vuole avere coscienza di questi aspetti che la riguardano. Spiegai.
• – Ho lavorato con veri e propri criminali nel passato, senza percepire molto bene ciò di cui essi erano capaci. Completò.

Questo esempio mostra come la vera conoscenza sia proveniente dai sentimenti; come afferma il vocabolo greco; conoscere significa essere una persona che testimonia la realtà che esiste di per sé; l’intelletto agisce esattamente così: conferma o no se quello che riceve debba essere sottomesso alla realtà.

• – Questo paese dove mi trovo è freddo, e la gente non ha alcun interesse per il prossimo. Disse S.M.
• – Che cosa rappresenta questo paese nel suo interiore? Domandai.
• – Io so di essere così, ma non voglio vederlo.
• – Da qui nasce la sua sofferenza nel rifiutare la coscienza; siccome non ha intenzione di migliorare, qualsiasi percezione del male gli causa fastidio perché non l’accetta.

Mostrai al cliente che la coscienza non è solo un fattore intellettuale, potendo essere accettata solamente se c’è un intenzione di cambiamento per il meglio; pertanto esiste qualcosa di anteriore che la determina e che può essere localizzato nel campo dell’azione: se essa è danneggiata tutto il resto lo sarà in ugual misura, principalmente gli elementi legati alla sfera intellettuale. Da qui la necessità di credere nel e accettare il bene, rifiutando fin dall’inizio l’inversione in cui l’uomo vive.
(Capitolo 10 del libro “Medtafisica Trilogica – Cura attraverso le forze energetiche. Medicina autentica” pag.45-47)