L’invidioso soffre nel bene e non nel male – N. Keppe

Quando l’individuo invidioso si lascia con qualcuno, l’idea è che lo fa perché starebbe soffrendo di qualcosa di cattivo dell’altro e non che la sua sofferenza derivi proprio da ciò che l’altro possiede di buono; stando così le cose, accade sempre il contrario di ciò che generalmente si pensa, poiché qualsiasi attitudine buona che si abbia verso l’invidioso, egli corrisponderà con attacchi di furia e rabbia. In questo caso ci si chiede: “Che cosa fare con una persona così? Essa morde la mano che la alimenta, sputa nel piatto in cui mangia, uccide ciò che gli dà affetto, calunnia coloro che l’aiutano veramente e, principalmente, detesta coloro che fanno il vero bene.

Mio marito mi tradisce, disse la cliente J.P.

Come? Chiesi.

Ho il sospetto che esca con la sua segretaria.

Perché ha iniziato ad avere questo sospetto? La segretaria o lui stesso le hanno dato ad intendere di avere una qualche relazione?

No. Lei è tanto più vecchia di lui ed ha interesse soltanto per il suo lavoro e per la sua famiglia.

In questo caso lei sta facendo di tutto per formarsi un’idea negativa su di lui! Non sarà che qui c’entra l’invidia?!

È molto comune che l’invidioso cavilli, fino a trovare qualche difetto nel prossimo per poter giustificare il suo sentimento vile; ma per la maggior parte egli proietta negli altri tutte le sue intenzioni; in questo caso la propria voracità sessuale. Questa attitudine lascia l’altro totalmente confuso, poiché non comprende una tale quantità di accuse.

Vedo che l’invidia non mi lascia partecipare alla vita, disse I.M.

A che cosa associa la vita? Domandai.

Alla soddisfazione e all’allegria.

Allora non accetta la soddisfazione e l’allegria?

Le accetto ambedue, ma non riesco a ottenerle.

E come può riuscirci?

Non so, non vedo come; so solamente che prima partecipavo all’allegria degli altri.

E ora che non vuole offrire allegria ad alcuno, non ottiene neppure il piacere per sé.

Si è ripresentata quella questione del demonio un altra volta!

La signora sta dicendo che si identifica con i demoni?!

Ogni e qualsiasi sentimento di invidia colpisce la stessa vita e perfino anche la creazione; ciò che più offende l’invidioso non è il comportamento dell’altro, ma lo stesso suo esistere – non vuole che l’individuo invidiato esista, e lotta con tutte le sue forze perché soccomba. L’invidioso non ammira i genii; per questo motivo non trae beneficio da essi; più c’è invidia e meno ci sono ideali o più ci sono ideali e meno c’è invidia – poiché la capacità individuale è rapportata in ragione indiretta all’invidia.
L’infelicità che il nevrotico sente, il disinteresse per la vita, la sfiducia e la critica fanno parte della sua colossale invidia; ciò che è stato denominato pensiero positivo (vedere il mondo con ottimismo), non può esistere in una mente invidiosa. Quando i teologi nominarono i cosiddetti sette peccati capitali (superbia, ira, avarizia, pigrizia, gola, invidia e lussuria), lo fecero perché tale condotta rovina il benessere personale.
Se la persona è superba, generalmente si isola con i suoi pensieri deliranti; si reprime con molto odio, non gli avanza tempo per organizzare meglio la vita; se è avara il suo mondo diventa della grandezza delle banconote che ha in banca; se è pigro non potrà neanche raggiungere qualunque successo, evidentemente; se mangia troppo perde la possibilità di lavorare con qualcosa che non sia il suo corpo voluminoso e scomodo; se fantastica molto con il sesso, entra nel torpore simile a quello dei drogati; pertanto se l’invidia sarà molto forte, attaccherà tutto nella vita: lo psichismo, il benessere, il lavoro, il denaro, gli amici, l’amore, l’intelligenza, infine qualsiasi cosa che esista di buono – perché l’invidia è il padre di tutti i vizi e mali.